Gagosian, Hauser & Wirth, David Zwirner, e Pace. Jerry Saltz non fa prigionieri e dalle colonne del New York Magazine identifica con nome e cognome le mega-gallerie responsabili di un generale impoverimento del panorama artistico attuale. “Con i loro spazi enormi, modelli di business consolidati, staff elefantiaci, reti di pubbliche relazioni, influenza sul mercato e capitalizzazione senza fine, sono una presenza schiacciante” accusa Seltz che lamenta come tutte queste realtà abbiano trasformato la complessa visione personale e le eccentricità dei loro fondatori in corporation.
Jerry Saltz – cortesia Wikipedia
Contravvenendo al loro ruolo tradizionale, le “megas” “sfruttano il potenziale di artisti che sono stati allevati per anni con cura e attenzione da parte di altre gallerie. E spesso li rovinano”. Saltz sostiene infatti che disporre di spazi sconfinti e budget illimitati spesso può inibire la creatività e l’immaginazione. Non solo. Le mostre presentate dalle “major” non si configurano più come proposte e stimoli aperti al dibattito, ma somigliano piuttosto a retrospettive di genere celebrativo, snaturando ancora una volta la vocazione naturalmente associata al concetto di galleria.
PACE GALLERY Beijing – foto da widewalls.ch
La trasformazione di queste entità genera scompiglio nell’intero sistema. Perchè se è vero che le megas hanno ultimamente supplito alla crisi dei musei proponendo rassegne molto importanti, dall’altra le realtà più contenute, che esercitano il loro vero compito di gallerie, tendono a sentirsi risucchiate e forzate ad un’espansione che segua il passo.
A conferma di questa teoria: la recente apertura a New York di Emmanuel Perrotin che non ha fatto mistero del fatto che a condurlo nell’Upper East Side sia stato soprattutto il timore dalla fuga di artisti dalle sue scuderie. E persino l’ineguagliabile Marian Goodman ha riconosciuto che questo potrebbe essere il momento giusto per aprire a Londra, ma ha badato bene a chiarire che lei “non ha intenzione di conquistare l’universo come alcuni uomini…”
Di L. Sanfelice – Arte.it Hauser & Wirth |Arte a Mayfair, Londra – foto timrout.comChi è Jerry Saltz (nato il 19 febbraio 1951) è un critico d’arte americano. Dal 2006, è stato critico d’arte e editorialista per la rivista New York . Ex critico d’arte per The Village Voice , ha ricevuto il Premio Pulitzer per la critica nel 2018 ed è stato nominato per il premio nel 2001 e nel 2006. Ha anche collaborato con Art in America , Flash Art International , Frieze , Modern Painters , tra vari altre pubblicazioni d’arte. [1] Saltz è stato critico ospite presso la School of Visual Arts , Columbia University , Yale University, e la School of the Art Institute di Chicagoe il New York Studio Residency Program, ed è stato l’unico consulente per la Biennale di Whitney del 1995 .
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