La “giappomania” che conquista l’Europa tra metà Ottocento e i primi del Novecento invade le sale espositive del Kunstforum di Vienna. Attraverso le opere di maestri giapponesi quali Hokusai e Hiroshige e grandi artisti europei come Claude Monet e Vincent van Gogh.
Emil Orlik, Japanisches Mädchen unterm Weidenbaum, 1901. Collezione Eugen Otto, Vienna
La curatrice, Evelyn Benesch, ha eletto il dipinto di Alfred StevensLa Parisienne Japonaise come testimonial della mostra, rappresentativo del crescente interesse da parte della borghesia europea verso la moda e l’arte dell’estremo oriente. Tutto comincia a metà Ottocento, quando vengono aperti i porti dell’impero del Sol Levante con l’intervento forzoso degli Stati Uniti, dopo secoli di isolamento auto-imposto. Così si incoraggiano gli scambi commerciali e la diffusione della cultura giapponese in Occidente. L’Esposizione Universale di Londra del 1864 ha mostrato la collezione del primo console inglese in Giappone, Sir Rutherford Alcock. Una decina di anni dopo l’interesse impazza al punto che il critico Philippe Burty definisce il fenomeno con il termine “Japonism”, ancora oggi in voga.
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