Pablo Picasso rivive nella mostra allestita a Roma, a palazzo Merulana. protagonista degli scatti a lui dedicati da i fotografi e collaboratori André Villers ed Edward Quinn
Estrapoliamo dal catalogo qualche definizione che lo riguarda: “artista universale”, “uno dei più grandi geni dell’arte contemporanea internazionale”, “icona universale dell’arte del Novecento”: si ha l’impressione di rasentare una terra di confine dove l’arte è sempre sul punto di diventare qualcos’altro. Lo storico Antonio Natali, già direttore della Galleria degli Uffizi, ha scritto pagine acutamente polemiche sulla tentazione feticistica e idolatrica che insidia il mondo dell’arte. Picasso, protagonista indiscusso delle grandi avanguardie del Novecento, fu anche un sapiente manager di se stesso. E i numerosi servizi fotografici a lui dedicati, soprattutto in Costa Azzurra – dove andò a vivere ‒ negli anni d’oro tra il ‘50 e il ’70 ‒indubbiamente contribuirono all’edificazione della sua intramontabile icona. Rimandano a quei decenni d’arte e di mondanità anche le foto che vediamo in mostra, testimoni senza tempo dello sguardo non di rado eccentrico di André Villers (Beaucourt, 1930 – Mougins, 2016) e di Edward Quinn (Dublino, 1920 ‒ Altendorf, 1997). Il primo più metafisico, più attento al riflesso psichico dei giochi d’ombra e di certi improvvisi bagliori caravaggeschi. Il secondo, tipico fotografo di glamour, “paparazzo” di gran vaglia, attento a eternare la storia di una vita nell’attimo irredimibile di uno scatto.
By Luigi Capano – artribune.com
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