In occasione della mostra “Diversidade e Contaminação” degli artisti Renzo Eusebi e Marcus Amaral, a cura di Riccardo Tartaglia e Regina Nobrez, che inaugura domani 4 dicembre alle ore 19 presso il Centro Cultural Correios di Rio de Janeiro, lo storico dell’arte Giorgio Di Genova interviene dedicando un testo critico.
Storico dell’arte Giorgio di Genova opera dell’artista Renzo Eusebi
Ho sempre ritenuto le mostre bine, cioè di due artisti in contemporanea, il modo migliore per permettere di intendere il linguaggio di ciascuno dei due espositori, proprio perché le soluzioni di uno sono molto utili a far percepire le differenze e, qualora ce ne fossero, le concomitanze dell’altro e viceversa. Proprio per tale ragione, quando dirigevo il MAGI ‘900 a Pieve di Cento (BO), evitavo di fare personali, sostituendole con esposizioni dal titolo Confronti da Museo. In esse proponevo appunto personali per lo più di due artisti di diversa concezione e linguaggio, in qualche caso addirittura di opposta ottica, accoppiando un artista iconico ad uno aniconico.
La presente esposizione di Renzo Eusebi e Marcus Amaral per taluni aspetti presenta qualche similarità con i confronti di opposta ottica. Infatti all’aniconismo geometrico di Eusebi si contrappone il discorso tra aniconico e paraiconico di Amaral. Nonostante tutto però un elemento basilare, per così dire, li accomuna ed è l’intermediarità, poiché sia Eusebi che Amaral realizzano quadri intermedi e sculture intermedie.
Infatti i dipinti di Eusebi sono quadri intermedi, in quanto, giustapponendo diversi elementi di colori differenti, derogano dalla bidimensionalità e diventano bassorilievi. Altrettanto è per le sue verticali e filiformi sculture ottenute con la medesima giustapposizione di elementi di diverso colore, recuperando a suo modo una componente originaria della scultura classica, che, come è noto, era appunto colorata.
Anche le opere di Amaral, allorché sono bidimensionali, si presentano come quadri intermedi, ed allorché sono tridimensionali appaiono ancora più intermedi, per la loro incompletezza.
opera dell’artista marcus amaral
Le contrapposizioni appaiono di tutta evidenza nelle tecniche usate. Se Eusebi, dopo i precedenti periodi, il primo più lontano di opere neosurrealiste, in cui declinava in modi personali sia la lezione del Fontana del Buchi che il materismo di Burri, compresi gli inserimenti di indumenti personali nel magma materico, e il secondo di dipinti squisitamente materici, per lo più monocromatici, e di sculture metalliche dipinte; se Eusebi, dicevo, dopo questi due periodi ha via via prosciugato la materia pittorica, giungendo a stesure compatte e piatte dei tre colori primari, sulla scorta della lezione di Mondrian, approdando ad un purismo pittorico pulito e illuminato bene; la tecnica di Amaral gronda materismo policromatico sia quando in opere pressoché bidimensionali tesse o intrecci gli scheletri (e stavo per scrivere “anime”), ossia i suoi fili di ferro che ricopre, appunto, di polpa cromatica, facendo altrettanto nelle opere tridimensionali, in cui i fili di ferro servono a formare, più o meno come faceva Francis Bacon nei suoi dipinti, reificati disegni di gabbie, che poi riempie con teste ed altri elementi incompleti appesi, creando appunto sculture intermedie, che per la tecnica a me ricordano, nonostante gli spunti iconici, il discorso informale del tedesco Bernard Schultze.
Anche la concezione spaziale di Eusebi e di Amaral divergono. Quanto il primo con un gesto, che ricorda i Mobiles di Calder, appende i suoi quadri intermedi in alto esalta il suo concretismo, scaturito dalla conquista dell’esprit de géométrie, altrettanto il secondo proietta nel suo materismo ai bordi della putrescenza simbologie esistenziali, che ricorda (e non poco, al di là delle differenze) il Giacometti de Il naso.
Non a caso la spazialità dei due nostri artisti diverge, essendo logica e razionale quella dell’artista italiano e allarmante e allarmata quella dell’artista brasiliano.
L’artista Renzo Eusebi e lo storico dell’arte Giorgio di Genova
Le loro divergenze si evidenziano nella installazione che propongono assieme. In essa Eusebi esprime simbolicamente il suo giudizio sull’attuale situazione mondiale dominata da conflitti sanguinosi (camice bianco macchiato da rosso sangue) e dall’autolesionismo umano (le aste col cappio, simboli appunto della perseveranza nel non provvedere a salvaguardare il clima), mentre Amaral con la distesa formata da quella sorta di azzurri contenitori di plastica allude al gravissimo inquinamento marino in atto. In questa distesa di “onde” l’artista brasiliano rivela un aspetto che è tipico delle sue bidimensionali opere a intreccio, cioè la sua tendenza all’iterazione, che non è estranea neanche all’artista italiano, ma con la differenza che Amaral è più portato all’iterazione monocorde, mentre Eusebi lo è per l’iterazione variata, come attestano i tre colori primari e gli elementi con cui elabora i suoi bassorilievi e le sue sculture.
L’artista Marcus Amaral
A ben guardare, ciò che viene evidenziato da questo confronto è che nel discorso di Eusebi la dominante è una palese joie de vivre, che contrasta con il discorso di Amaral permeato da una dolente coscienza dell’inarrestabile vis corrosiva del tempo, che l’artista ben restituisce sia con l’utilizzo del materismo informale come polpa in decomposizione sia con il non finito delle sue teste in gabbia.
By Giorgio Di Genova
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