CON LO SPOSTAMENTO DI TUTTI GLI EVENTI FIERISTICI ITALIANI A NUOVE DATE, IN RISPOSTA ALL’EMERGENZA SANITARIA CHE STA INTERESSANDO IL NOSTRO PAESE E IL MONDO INTERO, IL GALLERISTA TORINESE GIORGIO GALOTTI, FONDATORE DI GRGLT, IPOTIZZA DI ACCORPARE TUTTE LE FIERE NAZIONALI IN UNA SOLA, ITINERANTE E CAPACE DI RIUNIRE IN UN UNICO EVENTO TUTTI I SOGGETTI COINVOLTI.

La voce che correva come un telefono senza fili, ovvero che miart, la fiera dell’arte di Milano, si sarebbe potuta tenere a ridosso del periodo autunnale, è stata confermata. E per chi conosce la delicatezza del calendario dell’arte, soprattutto di quello delle fiere, sa bene che mettere insieme un numero elevato di espositori ‒ in gran parte internazionali ‒ è un lavoro complesso che dura un anno intero e che ruota intorno a diversi fattori, non solo di mercato ma anche di relazioni e strategie territoriali. Ma è chiaro che, nel pandemonio in cui si trova l’Italia oggi, questo è il male minore rispetto all’ipotesi di non riuscire a realizzarla. Eppure l’idea di spostare un’edizione che sarebbe potuta diventare debole per l’identità di una fiera che fino a qualche anno fa approcciava l’arte contemporanea come un’integrazione alla sua solida vocazione moderna, e rimandare la stessa a un periodo già sovraffollato di fiere internazionali, con obiettivi, pubblico ed espositori più o meno simili, è una scelta che potrebbe riportare nuovamente i riflettori su un argomento scomodo ma che, data la situazione di emergenza e appurato che non si sa quanto durerà o che riverberi avrà, potrebbe diventare il volano per prendere in seria considerazione un’idea che propongo qui, pubblicamente e alla mercé di tutti, con l’obiettivo comune di aprire un dibattito per rendere la proposta più competitiva. Secondo “Standard & Poor’s Global rating” l’Europa nei prossimi mesi avrà una recessione non da poco, in Italia si prevede che il Pil, se tutto va bene, si contrarrà dello 0,3% nel 2020, invece di crescere del +0,4% previsto a dicembre. Le borse sono chiaramente in ribasso e a detta di molti economisti questi sono solo i primi sintomi di una crisi che al momento non è calcolabile in modo preciso ma è già in atto per ovvie ragioni.
UNA SOLA FIERA
La proposta quindi sarebbe quella di provare ad accorpare i progetti fieristici nazionali in uno solo, arrivandoci gradualmente ma avviando sin d’ora un dialogo sinergico tra le città che in quel periodo ospitano una fiera: Milano, Verona, Torino, e valutare di estendere il dialogo anche a Bologna. Lo so, non è di facile attuazione per diversi motivi. Tutte le fiere rispondono a logiche e organizzazioni territoriali che nel complesso generano un indotto turistico e commerciale importante, e dopo un momento di crisi è probabile che ogni amministrazione sentirà la necessità di potenziare ulteriormente il proprio territorio. Ma, ampliando la visione, non è detto che le gallerie estere avranno voglia di investire in Italia. Inoltre, potrebbe essere l’occasione per avviare un dialogo più ambizioso, valorizzando questa crisi per entrare in una fase più competitiva, prendendo come riferimento l’unico vero appuntamento fieristico imperdibile ogni anno, ovvero Art Basel – che tra l’altro a breve potrebbe valutare uno slittamento anche delle date di giugno, dopo la cancellazione di Hong Kong – e quindi perché non lavorare nella direzione di creare un momento altrettanto importante anche in Italia? Ne gioverebbero le gallerie, gli artisti, i collezionisti, i visitatori e solo immaginarsi di mettere insieme le organizzazioni delle fiere nazionali con un’esperienza di lungo corso, per un unico appuntamento annuale, potrebbe riportare l’Italia a quei fasti che oggi si raggiungono solo grazie alla Biennale di Venezia, unico vero motore culturale e ormai anche di mercato, che nessuno vuole perdersi. Basterebbe trovare un accordo concreto come hanno fatto in Germania Art Cologne e ABC Berlin, e dar vita a una fiera di arte contemporanea che potrebbe cambiare sede ogni anno e spostarsi nelle città che aderiscono al progetto, valorizzando tutta il Paese. Un progetto che renderebbe questa fiera 2.0 davvero unica, e se questo accadesse anche solo tra Milano e Torino sarebbe una vittoria certa. Le crisi servono anche a ripensare le strategie per il futuro.



