13BERLINO HA RISPOSTO ALL’EMERGENZA ECONOMICA TRAMITE UN FONDO DI 500 MILIONI DI EURO DESTINATI A ARTISTI E LIBERI PROFESSIONISTI. CON PROCEDURE SNELLE, OPERAZIONI VELOCI E TRASPARENTI. ASPETTI SU CUI DA NOI SI DOVREBBE PRESTARE MAGGIORE ATTENZIONE.
BERLINO via wikipedia
Lo stato di emergenza sanitaria scattata in tutte le nazioni, e il conseguente lockdown di tutte le attività lavorative, hanno dato adito a un altro tipo di crisi: quella economica. Una situazione che si abbatte sulle categorie di lavoratori che già prima versavano in condizioni precarie o instabili: i liberi professionisti, freelancer, quelli che hanno partita IVA e tutti coloro che traggono profitto da singole commissioni, le cui entrate possono variare a seconda dell’andamento generale del mercato. Inutile dirlo, il settore culturale, già fortemente minato dalla totale sparizione dell’afflusso turistico, è il primo a trovarsi nell’occhio del ciclone. Il suo sistema è infatti costellato da artisti, creativi, grafici, designer, mediatori culturali, consulenti, curatori, giornalisti e tantissime altre figure professionali colpite dal blocco dei musei, dalla chiusura delle mostre, dal rallentamento delle vendite. Certo, al grido di #laculturanonsiferma restano tantissime le attività online a cui attingere. Fermo restando che il web, almeno in questo momento storico, è uno strumento gratuito che non può mantenere un’entrata pari a quella dello stato di pre-pandemia. Mentre i governi si stanno organizzando nel trovare soluzioni che possano tamponare il problema, ottime notizie giungono da Berlino.
5MILA EURO A OGNI ARTISTA DI BERLINO
La capitale tedesca, da decenni Eden di creatività, arte emergente e sperimentazione, non ha perso tempo e si è organizzata con un fondo complessivo di 500 milioni di euro destinato ad artisti e liberi professionisti di tutta la città, senza discrimine di reddito, età o provenienza. L’importante è avere la residenza berlinese. A raccontarcelo è Alberto Caffarelli del collettivo di videoartisti Alterazioni Video, che da oltre 10 anni abita a Berlino assieme alla sua famiglia. “L’IBB, che è la Banca di Berlino, ha dato disposizione di questa cifra a tutti i lavoratori autonomi che necessitavano di aiuto in questo momento. È un aiuto che equivale a un forfait di tre mesi. Si parte da 5mila euro, arrivando fino a 14mila per chi ha dei dipendenti a carico o altri tipi di necessità”, dice, raggiunto da Artribune. “Il procedimento di richiesta è stato molto semplice: basta iscriversi e fare questa ‘fila virtuale’. Nonostante decine di migliaia di persone siano già in coda davanti a te, si attende l’arrivo di una mail che ti segnala quando è il tuo turno. Fornisci i dati richiesti, ovvero codice fiscale e conto corrente. Questo è un primo aiuto fornito in automatico a chiunque. Da qui in avanti si possono chiedere anche altri aiuti per i prossimi 3-5 mesi, ad esempio quello del Job Center, che ti aiuta a pagare l’affitto. È normale che il 99% dei lavoratori autonomi abbia approfittato di questo supporto. Anche noi di Alterazioni Video dovevamo andare a San Pietroburgo per una mostra, avevamo degli appuntamenti in Portogallo… tutto è saltato”.
LA REAZIONE DI BERLINO ALL’EMERGENZA CORONAVIRUS
Alterazioni Video
Ma come si sta comportando Berlino di fronte all’alto rischio di contagio Covid-19? “Qua è rimasta totale libertà di movimento”, prosegue Alberto Caffarelli, raccontando di una città in cui la reclusione non viene imposta drasticamente, ma che reagisce con una generale auto-responsabilizzazione. “Ti viene chiesto di stare in casa, rispettare il social distancing; nel complesso Berlino ha reagito molto bene, responsabilizzandosi in anticipo anche rispetto ai decreti del senato (il Berghain, per esempio, ha chiuso quattro giorni prima che partissero ufficialmente le restrizioni). Lo stesso hanno fatto tutti gli altri club, i ristoranti si sono attrezzati per il solo delivery. Hanno provato a chiudere anche i parchi, ora però vi permetteranno l’accesso a non più di due persone alla volta. Di base, la città è vuota”.
IL DECRETO CURA ITALIA E IL CALVARIO INPS
Dario Franceschini
La situazione berlinese e quella italiana non possono essere certo paragonate, tuttavia qualche riflessione sorge spontanea: mentre la capitale tedesca ha accolto nel tempo miriadi di artisti provenienti da ogni paese estero (tantissimi gli italiani), dando puntualmente spazio alla creatività e alle forme più audaci di sperimentazione artistica, in Italia i vecchi modelli di organizzazione sociale ed economica fanno fatica a sradicarsi. Esercitare la professione in maniera autonoma, tramite partite iva o altre forme di flessibilità lavorativa, è comunemente considerata una forma di precarietà a sé stante (a ragione, tenendo conto di costi e tassazioni che non facilitano tale scelta). Lo snellimento della burocrazia e la digitalizzazione dei servizi, in Italia, restano frontiere non ancora del tutto sdoganate: a dimostrarlo è stato il caso della piattaforma INPS, recentemente andata in crush – pure vittima di attacchi hacker, secondo alcune fonti – per l’anomalo accesso delle richieste di sovvenzioni. Queste ultime, garantite dal decreto Cura Italia emanato per il settore culturale, turistico dello spettacolo, del cinema e dell’audiovisivo, ammontano a soli 600 euro per ogni richiedente. È evidente, per mille motivi, che la Germania ha a cuore la tenuta del tessuto dei piccolissimi professionisti, dei creativi e degli artisti di vario tipo (visivi, designer, musicisti, grafici…). Anche perché questi soggetti contribuiscono fattivamente alla ricchezza della città. È un problema di accountability di un intero settore: bisogna insomma farsi valere, bisogna rendere evidente quanto si conta e quanto si pesa. Solo a quel punto si verrà sostenuti a dovere in caso di necessità o emergenza: viceversa, 600 euro…
By Giulia Ronchi – artribune.com
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