Il celebre pittore scozzese Peter Doig ha recentemente firmato la collezione uomo inverno 2021-2022 della Maison francese Dior, sancendo una collaborazione stupefacente. L’intero processo creativo è raccontato in questa breve intervista …
Dopo l’evocazione di mondi ameni e lontani grazie al cortometraggio firmato da
Matteo Garrone – poi chiamato nuovamente in causa dalla Maison francese per la realizzazione del recentissimo
Le chateau de tarot – Dior torna a dialogare con le arti visive. Questa volta lo fa attingendo esplicitamente all’immaginario di uno specifico autore contemporaneo (come, d’altronde, è già avvenuto in passato con artisti come Raymond Pettibon, Hajime Sorayama e Kenny Scharf).
Per l’ultima
collezione uomo inverno 2021-2022, il noto stilista
Kim Jones (Londra, 1979) si è infatti affidato al talento di uno dei pittori più validi e quotati dei giorni nostri:
Peter Doig (Edimburgo, 1959). Come viene raccontato in questa video-intervista, la selezione degli elementi pittorici riprodotti sui capi è avvenuta prendendo diretta ispirazione dagli stessi abiti che abbelliscono i soggetti ritratti da Doig all’interno dei suoi numerosi dipinti.
L’INDUMENTO COME OPERA D’ARTE
Tramite questo processo,
i quadri dell’artista prendono letteralmente vita uscendo dalla propria cornice per vestire corpi reali in carne e ossa. Con lo stesso principio è stata progettata anche la scenografia che ha fatto da sfondo alla sfilata, trasmessa in diretta streaming lo scorso 22 gennaio e che riprende misteriosi elementi geometrici propri dell’universo del pittore scozzese. La traduzione del media pittorico in prodotto tessile fa parte di un procedimento teso a trasformare l’indumento in una vera e propria opera d’arte, e il coinvolgimento di una figura come il maestro artigiano Stephen Jones, specializzato nella realizzazione di cappelli di alta manifattura, conferma tale volontà.
La collaborazione tra Peter Doig e Dior consolida una tradizione ormai storica che mira ad
abbattere sempre più i confini tra arte visiva e moda; seppure con metodologie diverse, esempi recenti di questa tendenza si possono ritrovare tanto nelle intuizioni di
Alessandro Michele (direttore artistico di Gucci) quanto nei fashion show di
Balenciaga.
By Valerio Veneruso – artribune.com
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