DALLA MOSTRA VENEZIANA DI G. OLMO STUPPIA ALLESTITA PRESSO SPAZIO SPARC, IN CAMPO SANTO STEFANO, EMERGE UN INEDITO ARCHIVIO DEL PRESENTE CHE COMPONE, ATTRAVERSO L’UTILIZZO DI PIÙ DISPLAY, UNA RIFLESSIONE CRITICA E IRONICA SULLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA.
Queste preziose creature sono testimoni silenti di una liquefazione che diviene ritualità continua, ogni sette minuti si celebra l’ironia sul ripetersi del tutto, sulla distrazione di fondo che ossessiona l’oggi, tra un video di un gattino e l’ennesimo corso online per scimmie digitali. I guardasala debbono continuamente accendere le candeline, valorizzando quel momento di buio. Il fumo si alza tenue nelle meravigliose sale Anni Trenta, annodandosi all’ombra. Ciò che ammanta l’intero percorso espositivo è un’oscurità intensa che di questi tempi è indispensabile poiché, come scriveva Theodor W. Adorno in Minima moralia. Meditazioni della vita offesa, “il compito attuale dell’arte è di indurre caos nell’ordine”.
Procedendo in mostra scopriamo il video euripideo, con la donna di cemento che viene curata premurosamente da uomini, e poi ci si trova in una piccola stanza, dove un iPhone riverbera la sua luce ghiacciata su altri piccoli falli scultorei in argento. Nell’ultima sala ecco una candela, anch’essa si scioglie con effetti di ombra sulle pareti e un freestyle inonda lo spazio, la scenografia effimera dell’artista è realizzata in una notte, in una sofferta sera. Coronano il tutto la vita e gli strumenti da lavoro di Armando Bozzola, perso in un cammino veneziano a scoprire ancora il lembo del tempo.
By Giuseppe Amedeo Arnesano – artribune.com
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