DOPO 20 ANNI DALLA SUA INSTALLAZIONE NEL PORTO DI SANTA TERESA DI GALLURA, LA MADONNA DEI NAVIGANTI HA DESTATO ORA GRANDE SCALPORE: NELLE SUE FATTEZZE IL POPOLO DEI SOCIAL HA VISTO INFATTI BEN ALTRO…
Ha destato grande scalpore la scultura realizzata dall’artista sarda Maria Scanu e posta a Santa Teresa di Gallura, in Sardegna: si tratta di una raffigurazione della Madonna Stella Maris, protettrice dei naviganti, alta 4 metri in granito e posta sul promontorio vicino alla Torre del Longonsardo, a picco sulle acque del mare.
La statua era stata donata dalla scultrice ai pescatori galluresi nel 1999: da allora la Madonna dei Naviganti, questo il titolo dell’opera, è divenuta un’icona religiosa a cui gli abitanti del luogo si sono affezionati (chi più, chi meno) e che i numerosi turisti hanno potuto ammirare durante le visite alla nota località marittima.
A 20 anni di distanza dalla sua installazione e dopo la scomparsa dell’autrice Maria Scanu avvenuta nel 2016 all’età di 85 anni, la scultura è ora sulla bocca di tutti. A farne parlare è stato questo post Facebook pubblicato sulla pagina Sardegna Che Passione.
In molti hanno visto nelle linee della Vergine raffigurata dalla Scanu un chiaro rimando all’organo genitale femminile. I commenti e le condivisioni del post si sono moltiplicati a tal punto da invadere i social e destare l’attenzione persino all’estero. Dalle analisi più critiche alle battute goliardiche, tutti, ma proprio tutti, sembrano voler dire la loro sulla faccenda:
Non entriamo nel merito delle intenzioni dell’autrice, visto che non può intervenire al riguardo, ma di certo la sua opera non sarà la prima e nemmeno l’ultima a essere posta alla gogna mediatica. Del resto quando si fa arte pubblica, non ci si può esimere dal giudizio di chi, volente o nolente, la fruisce: pensiamo solo alla banana blu nella piazza di Pietrasanta, al toro Toh a Torino o alla porchetta posta in pieno centro a Roma, di cui abbiamo recentemente parlato.
Il caso di Santa Teresa di Gallura ha dunque il sapore di una querelle pseudo-culturale di fine estate, quando la leggerezza della stagione calda accompagna ancora i dibattiti pubblici e ci si concede di questionare su fatti di poco importanza.
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