TRASVERSALE PER ANTONOMASIA, LA POETICA DI FRANCO NONNIS HA LASCIATO IL SEGNO NEL SECOLO SCORSO, FINENDO PERÒ NELL’OBLIO A CAUSA DEL CONTROVERSO RAPPORTO DELL’ARTISTA CON IL MERCATO
“Quello che mi colpiva era la sua cultura quasi enciclopedica; non c’era argomento di cui si veniva a parlare in cui Franco non apportasse una parola sua, non di opinione ma di fatti”: così il musicista Egisto Macchi ricordava nel 1991 Franco Nonnis (Roma, 1925 -1991), singolare figura di artista e sperimentatore che si muoveva tra musica, pittura e scenografia.
NONNIS E L’AVVERSIONE PER IL MERCATO
Negli Anni Sessanta le occasioni espositive si infittiscono, sia in Italia che in Spagna, ma l’avversione di Nonnis nei confronti del mercato non facilita la sua carriera. Come spiega il regista Antonio Calenda, “era un grande pittore pieno di ironia… viveva di nulla… non era un uomo chiaramente pratico come si suol dire, né riusciva, come altri suoi colleghi, a fare della sua arte, che era incommensurabilmente migliore, un fatto commerciale, mentre tutti i suoi amici, i suoi colleghi ci sono riusciti”. Dopo la mostra curata da Simonetta Lux al Museo Laboratorio della Sapienza, pochi mesi prima della scomparsa dell’artista, il nome di Nonnis è caduto nel dimenticatoio fino all’attuale antologica Sobre sí mismo: Franco Nonnis 1959-1965, curata da Maurizio Farina, Francesco Mozzetti e Guido Rebecchini alla Galleria Nazionale di Roma, che riunisce ventuno dipinti realizzati dal 1959 al 1964. Un’occasione importante per valutare il talento di questo artista, che merita una nuova considerazione proprio per la sua multidisciplinarietà.
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