CINQUANT’ANNI DI ARTE CONTEMPORANEA ATTRAVERSO GLI SCATTI DI UN INVITATO SPECIALE: FRANZ EGON VON FÜRSTENBERG. È QUESTO L’IMPERDIBILE CONTENUTO DEL LIBRO “PHOTOGRAPHING ART”, PUBBLICATO DA SKIRA
Dalle tue immagini non si percepisce alcuna enfasi sul “ritratto” del grande artista, da Alighiero Boetti a Vito Acconci, da Marina Abramović a Andy Warhol, da Joseph Beuys a Michelangelo Pistoletto. Sembrano piuttosto foto di famiglia. Il tuo rapporto con l’arte è un rapporto di famiglia?
Il legame tra noi era più l’appartenere allo stesso mondo. Come in una famiglia ci si sostiene reciprocamente, ma nel rispetto di ogni singola individualità. Tutto questo accadeva con grande spontaneità e non c’era una regia. Oggi sarebbe più complicato data la crescente influenza di gallerista, collezionista, ufficio stampa, art advisor… Quella familiarità ha lasciato il posto all’appartenenza a una precisa categoria, a un clan, a una lobby.
Sembra che tu sia stato più interessato a fotografare le persone piuttosto che le loro opere. È perché la foto di un’opera richiede una lettura più oggettiva, meno coinvolta, che l’hai lasciata spesso sullo sfondo dell’immagine? O perché è più importante per te l’aspetto umano (il corpo dell’artista) che quello eterno (della sua opera d’arte)?
In realtà ho fotografato sempre anche le opere, ma questo non vuole essere un libro che racconta le opere, piuttosto un libro che racconta gli artisti nel momento speciale dell’incontro con l’altro.
Quella che traspare dalle tue immagini è una grande allegria e serenità, momenti che raccontano di una magica armonia tra le persone, le opere e le cose. Nel tempo hai visto mutare questo atteggiamento degli artisti, o è rimasto lo stesso anche nella progressiva mercificazione del gesto artistico, nel progressivo istituzionalizzarsi degli eventi d’arte?
Se ancora oggi guardando queste immagini si sente l’allegria e la vitalità di quei giorni, allora aveva ragione Adelina sul fatto che questo libro andasse assolutamente fatto! Quello che volevo raccontare ieri e che tu senti oggi era proprio la gioia dell’ascoltare e capire l’altro. È più di una simpatia, è empatia. Era un mondo straordinario che oggi diventa sempre più ordinario.
Tra tutti questi ritratti, ce n’è uno al quale sei particolarmente affezionato? Una stampa preferita che tieni tutta per te?
Certo, ho stampato e appeso proprio nella mia camera da letto un mio ritratto a Joseph Beuys che posa davanti a un suo autoritratto.
L’ARTE DAL PUNTO DI VISTA DI FRANZ EGON VON FÜRSTENBERG
Queste immagini sono state anche il tuo modo di partecipare e valorizzare il lavoro di Adelina? Farle sentire la tua partecipazione profonda al suo grande talento curatoriale e umano?
Se non avessi incontrato Adelina, forse non sarei mai entrato nel mondo dell’arte. Il suo mondo è diventato il nostro. Quando ha cominciato a curare le mostre, io ero il suo fotografo ufficiale, registrando tutto quello che inventava.
Che cosa ti ha lasciato nel tuo complesso curriculum l’esperienza dell’arte? Che cosa pensi di questo mondo, che hai frequentato tanto intensamente?
Continuiamo ad amare e frequentare l’arte e gli artisti, ma quelli che sono entrati più recentemente in questo ambiente hanno un modo di vivere l’arte diverso dal nostro.
Più che dall’opening sembri più affascinato dal “making of” di una mostra. Il “dietro le quinte” ha più attrattiva per te del debutto pubblico?
Ho fotografato anche diversi opening, il fatto è che in quella circostanza le persone tendono più a mettersi in posa, stare “a favore di camera”. Durante l’allestimento invece non fanno caso a me perché tutta la loro concentrazione va nel loro lavoro. C’è solo chi è necessario, compresi gli assistenti, i montatori, gli addetti ai lavori e nessun altro.
Qual è l’insegnamento più prezioso che hai tratto dal tuo Photographing Art?
Non avrei mai pensato che il mio personalissimo “genere” fotografico esprimesse qualcosa di più che un semplice racconto del pianeta in cui viviamo. Ho fotografato persone, elementi della natura, opere d’arte, animali che, sullo sfondo o in primo piano, sono entrati nell’inquadratura come l’asinello dietro Adelina, Nan Goldin e gli altri a Hydra, il gatto che si scalda davanti al camino con Lenora De Barrios a San Paolo, il pappagallo di Jannis Kounellis sul Lago Maggiore. La pluralità delle creature che erano parte delle nostre avventure.
Sfogliando questo libro cosa provi?
Emozione.
Distanza, nostalgia o è tutto presente come fosse oggi?
Passato, presente… ma che differenza fa? Art is forever.
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