NON AVEVA PAURA DI RITRARRE IL CORPO E IL LATO FISICO, SENSUALE DELLA VITA LUCIAN FREUD, NIPOTE DEL FAMOSO SIGMUND. ORA LA MOSTRA ALLA NATIONAL GALLERY DI LONDRA NE RIPERCORRE LA CARRIERA
Nei primi lavori Freud rappresenta ciò che vede con la pittura: nel dipinto The Refugees (1941) si concentra sull’espressione dei migranti in stile naive, con lo sguardo perso, niente sfondo e colori scuri e densi. Mescola modelli e immaginazione. La ragazza con grandi occhi languidi, che tiene il mansueto gatto (Girl with a kitten, 1947), cela la gravidanza del suo secondogenito.
Negli Anni Cinquanta e Sessanta il lavoro di Freud è considerato scabroso. Lui, egocentrico bohémien, misogino, benestante donnaiolo, che gioca d’azzardo con l’amico Bacon, si muove in tutti gli strati sociali, rimane un osservatore distaccato e rivela schiettamente la fisicità della condizione umana. Suggerisce l’esperienza viscerale, psicologica ed emotiva di ciò che significa abitare un corpo, esaspera l’attenzione maniacale per i dettagli, e manipola con abilità la narrativa della vita sulla tela, in maniera disincantata e contemporanea.
IL CORPO SECONDO LUCIAN FREUD
Negli Anni Ottanta e Novanta Freud vira da superfici lineari elaborate a toccature finemente stratificate, su grandi tele, che danno maggiore visibilità alle figure nude e risolute. L’artista, basandosi sulla tradizione del XIX secolo del nudo non idealizzato, reinventa la ritrattistica con i suoi ritratti nudi, e contrappone la vulnerabilità emotiva alla nudità fisica. Limita i suoi soggetti circondandoli con l’apparentemente banale: le persone, gli animali, le cose che conosce e ama, lo studio e il letto (che ricorda quello dello psicoanalista). Ritrae ambienti intimi e mondi riservati, persone misteriose, nude o vestite, con gli sguardi persi nei loro pensieri. Riflessioni che si connettono alla loro soggettività, al percorso di vita e al decadimento umano: il corpo è il vettore e l’indice dell’individualità.
C’è molta sessualità nei corpi denudati, maschili e femminili, ma nessuna offesa al genere. Freud si smarca dalle reticenze del suo tempo per l’HIV, celebrando i corpi con i genitali ritratti con la stessa grazia con cui ritrae il vaso di fiori. Le forme della nudità dei corpi, flaccidi o anoressici, esprimono una libertà schietta e genuina, quella di un mondo emarginato dalla società conformista e borghese del tempo, ma che esprime la vitalità del corpo nella sua franchezza.
By Cristina Zappa – artribune.com
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