È UNA STORIA DI GRANDE ATTUALITÀ QUELLA RACCONTATA DALLA MOSTRA ALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE DI ROMA, CHE DESCRIVE IL CORAGGIO E L’INTRAPRENDENZA DI INDIVIDUI DETERMINATI A PROTEGGERE IL PATRIMONIO ARTISTICO ITALIANO DALLA FEROCIA DEL SECONDO CONFLITTO MONDIALE
LA MOSTRA ALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE SULL’ARTE LIBERATA
L’ultima sezione racconta la fine del conflitto e le restituzioni, quando accanto alla tragedia umana della guerra si contano le immani perdite di beni artistici. Parte così una sistematica operazione di ricerca e recupero delle opere alienate che vede, accanto ai funzionari italiani e all’intelligence alleata, la celebre task force dei cosiddetti Monuments men,professionisti dell’arte provenienti da tutto il mondo e incaricati di ritrovare il patrimonio trafugato.
È una mostra di capolavori, ma è anche un’esperienza appagante e consolante, che racconta per immagini il lato peggiore e migliore dell’umanità, il valore identitario dell’arte e l’alto profilo civico degli interpreti di una corale e straordinaria impresa di salvaguardia.
Il percorso espositivo accompagna come in una simulazione virtuale, ma con la lucida oggettività del vero. Le voci del regime, le funeste dichiarazioni di guerra, la sordida cupidigia di Hitler e Göring fanno da urticante sfondo filmico e sonoro allo splendore innocente e silente dei dipinti rinascimentali, dei bronzi magnogreci, dei sacri testi della Biblioteca ebraica. In un contrasto morale che commuove.
Si aspettava da anni una mostra sulle razzie e sui recuperi del patrimonio culturale italiano avvenuti intorno all’ultima guerra. L’allestimento che rimodula i saloni delle Scuderie del Quirinale ne fa da spettacolare messinscena e allinea un centinaio di pezzi messi in salvo dalle distruzioni belliche o faticosamente recuperati nel dopoguerra.
I capolavori esposti ‒ tra gli altri, il discobolo Lancellotti, la Madonna di Senigallia di Piero della Francesca, la Danae di Tiziano, dipinti di Bellini, Antoniazzo, Guercino, Signorelli, Holbein, Barocci, Van Dick, Hayez, Crivelli, Lotto, Maratta, con arazzi, statue e reperti archeologici di rara bellezza ‒ sono stati in diverso grado a rischio di alienazione. Gli ambienti che li accolgono ne danno conto per immagini, registrazioni, documenti e protagonisti. L’occasione è quella di ripercorrere un’appassionante storia che pochi conoscono a fondo: le spregiudicate appropriazioni naziste e l’ardimento incondizionato di soprintendenti, direttori di musei e funzionari dello Stato che hanno messo a rischio la vita per difendere le opere di cui erano responsabili.
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