Antonio Bueno

Antonio Bueno (Berlino, 21 luglio 1918 – Fiesole, 26 settembre 1984) è stato un pittore italiano di origini spagnole. Nato in Germania mentre il padre era corrispondente a Berlino del quotidiano ABC di Madrid, ottenne la cittadinanza italiana nel 1970. Antonio Bueno nacque nella Berlino imperiale degli ultimi mesi di guerra. La circostanza in sé non fu particolarmente significativa o determinante, anzi, si era prodotta sostanzialmente per caso: suo padre Javier, giornalista e libellista polemico, era difatti stato inviato nella capitale tedesca come corrispondente di guerra dal quotidiano madrileno “ABC”, e vi soggiornò con la famiglia dal 1915 al 1919, non oltre quanto ve lo obbligasse il suo incarico. Dopodiché se ne tornò in Spagna, sempre seguito dalla moglie e dai tre figli (tre maschi, l’ultimo dei quali era appunto Antonio). L’esperienza berlinese fu, per la famiglia Bueno, poco più che una parentesi; ma bisogna dir subito che, di parentesi del genere, essa ne conobbe altre in seguito, e altre ne aveva conosciute in precedenza. Javier Bueno aveva sempre condotto un’esistenza errabonda, sin da quando – orfano di padre e poco più che bambino – era fuggito dalla natia Spagna (era originario di Grenada, nell’Andalusia) ed era giunto a Parigi con mezzi di fortuna. Nei primi anni di libertà aveva frequentato l’intellighenzia estremista prebellica, era venuto a contatto con circoli anarchici francesi e spagnoli, aveva stampato riviste clandestine e materiale di propaganda; infine, attorno al 1910, era riuscito a ottenere impiego come corrispondente estero dell’ “ABC”, un giornale di orientamento monarchico-conservatore. Nel 1912, a Parigi, conobbe e sposò una mezza fuggiasca come lui, una giovane e minuta segretaria di famiglia ebraica. Hannah Rosianskaja (questo il nome della donna) proveniva da Suwalky, cittadina a quel tempo russa, ma che oggi si trova in Polonia, nei pressi della frontiera lituana; ultima di ben tredici figli, era da poco emigrata in Francia in cerca di spazio e d’indipendenza. La professione giornalistica di Javier Bueno non consentì mai alla sua famiglia d’impiantarsi stabilmente in un luogo preciso; al contrario, la forzò a mutar di continuo d’ambiente e di abitudini. Questa circostanza, sommata al composito patrimonio genetico derivato da nozze tanto atipiche, contribuì a perpetuare anche nella discendenza una tradizione domestica multilingue e cosmopolita, culturalmente eterogenea. Significativamente, i tre figli vennero alla luce ciascuno in una nazione diversa: Guy, il primogenito, in Francia, nel 1913; Xavier, che ereditò – anche se con grafia leggermente variata – il nome paterno, in Spagna, nel 1915; e Antonio, come abbiamo visto, in Germania. Rientrata in Spagna dopo la guerra, la famiglia Bueno abitò per qualche anno a Madrid, in appartamenti d’affitto, mutando due o tre volte d’indirizzo. Nel 1923, tuttavia, prendeva il potere il generale Primo de Rivera, che di fatto liquidò il parlamentarismo e introdusse subito misure restrittive alla libertà di stampa; l’avvento del suo regime rese la situazione di Javier Bueno (col suo passato di attivista anarchico e con le molte opinioni irriverenti che da sempre professava nei suoi articoli) praticamente insostenibile. Fortunatamente egli godeva ormai di una notevole fama di pubblicista politico; e fu questa fama a valergli l’invito a recarsi a Ginevra a dirigere la sezione spagnola del BIT (il Bureau International du Travail, un’organizzazione di coordinamento sindacale associata alla Società delle Nazioni). Nel 1925, dunque, Javier Bueno abbandona definitivamente la Spagna, trasferendosi in Svizzera per rivestirvi un prestigioso incarico di Funzionario internazionale; per la sua famiglia s’inaugura un periodo di relativa stabilità, anche economica. Sono gli anni, questi del periodo ginevrino, decisivi per la formazione dei tre fratelli Bueno, anni nel corso dei quali il loro cosmopolitismo costituzionale sembra sul punto di capitolare dinanzi al preponderante influsso della cultura francese, o comunque francofona. Il distacco e l’assenza contribuiranno poco a poco a far seccare e quindi quasi a recidere le radici ispaniche (che d’altronde non avevano mai avuto molto tempo per attecchire); il francese s’impone ben presto come lingua dell’ufficialità, degli studi, della quotidianità. Quanto alle possibilità di un rientro in Spagna, esse si azzereranno irrevocabilmente – tanto per i figli che per il padre – a partire dal 1936, allo scoppio cioè della guerra civile. Fu a Ginevra che Antonio Bueno iniziò a formarsi intellettualmente e culturalmente. Quale effettiva importanza abbiano avuto i pochi anni trascorsi in Spagna, è difficile dire; certo è che a Madrid egli fece appena in tempo a ultimare il suo primo anno di scuola, e che per tutta la vita masticò uno spagnolo ibrido e acerbo. All’interno della famiglia la personalità dominante, quella che – nel bene e nel male – esercitò su di lui la maggior influenza, era senza dubbio quella del padre. Questi univa in una curiosa miscela le “ampie vedute” del progressista all’orgoglio intemperante del self-made man, dell’uomo che è debitore della propria fortuna soltanto a sé e al suo talento; in lui coesistevano i tratti del ribelle anticonformista e quelli del tiranno. Figura autorevole e autoritaria, governava la famiglia coll’intransigenza del monarca assoluto, che non tollera d’esser mai contraddetto; di sicuro, però, i pur gravi difetti del suo carattere non bastavano a oscurare la versatilità delle sue doti. Fra le varie cose fu romanziere e drammaturgo di buon successo, scrisse anche testi di teoria politica e in certa misura fu tra gli ispiratori della nuova costituzione spagnola dall’avvento, nel 1931, della Repubblica. Era inoltre un discreto pittore dilettante, armato di camicione, tavolozza e basco d’innegabile effetto teatrale; probabilmente furono proprio le sue compiaciute pennellate finesettimanali a inebriare i figli Xavier e Antonio, facendo loro contrarre prematuramente il germe della passione artistica. Il padre di Antonio era (per non dir di peggio) un eccentrico, un idealista che la fede nella dottrine socialiste aveva spinto a dichiarar guerra a tutte le convenzioni borghesi; e questo suo esempio fu in parte accolto anche dai figli, che non svilupparono mai – neppure da adulti – la tendenza a uniformarsi coi canoni dettati dalle convenienze, e che per quanto possibile si attennero sempre al principio di “genio e sregolatezza”. Alcune sue discutibili trovate ebbero effetto indigesto su di loro (come ad esempio quella di spedirli a scuola con acconciature muliebri e costumi di foggia russa), e ingenerarono un perpetuo sentimento di rancore nei suoi confronti, un rattenuto impulso di ribellione che in verità non giunse mai a sfogarsi. Molto più spontaneo e naturale fu invece il loro rapporto con la madre, figura dalla personalità un po’ immatura che, di fatto, fu sempre la principale vittima del marito e del suo estroso rigore etico. L’unione fra i due coniugi non fu né lunga né felice ed era destinata – come vedremo in seguito – a risolversi con un’amara delusione per la donna. A Ginevra la famiglia Bueno abitò, in un primo momento, sul Quai des Eaux Vives, ad appena pochi metri dal lago; successivamente traslocò in un appartamento della Maison de verre di Le Corbusier, edificio del quale Antonio restò profondamente impressionato, la cui avveniristica essenzialità di linee era destinata a riprodursi in molti dei suoi quadri. La vocazione pittorica si manifestò prima in suo fratello Xavier, di due anni maggiore di lui, che in breve si rivelò un autentico enfant prodige e compì un fulmineo iter di studi all’Accademia di Belle Arti di Ginevra. Antonio, sulle prime, non ebbe le stesse facilitazioni: quando (verso i diciassette anni) manifestò l’intenzione di frequentare anch’egli l’Accademia, l’entusiasmo dei suoi genitori fu a dir poco tiepido, avendo essi già un figlio futuro pittore che raccoglieva molti allori scolastici ma il cui avvenire economico si annunciava, come per tutti i pittori, incerto. Fu raggiunto un compromesso: anche Antonio si sarebbe iscritto all’École des Beaux-Arts, ma per fare il grafico pubblicitario, non l’artista “puro”. Accanto alle arti figurative ci fu, almeno in questo periodo giovanile, lo studio della musica: per ordine paterno era stato infatti costituito un trio (unica concessione, forse, a certe consuetudini pedagogiche borghesi) nel quale Guy aveva la parte del pianoforte, Xavier quella del violoncello e Antonio quella del violino. In realtà la scelta, nell’attribuzione degli strumenti, non era stata troppo oculata (anzi, rispondeva a criteri di totale arbitrio); e così il trio non ebbe mai una gran riuscita. Antonio avrebbe preferito poter suonare il pianoforte, cosa che fece in seguito, da autodidatta, e quei nove anni di conservatorio passati a strofinare senza costrutto il suo povero violino li ricordò sempre con un misto di terrore e di orgoglio. L’amore per la musica da camera si manifestò meglio in un altro modo, attraverso i tanti Concertini che egli dipinse in seguito; e anche il tema dei Marinaretti deriva forse da una memoria infantile, dalla moda che, negli anni Venti, vestiva tutti i bambini alla marinara.   Mostre 1938 Parigi, Salon des Jeunes (sezione grafica). 1941 Milano, galleria Manzoni, con X. Bueno, catalogo a cura di P. Annigoni. 1942 Firenze, galleria Botti, con X. Bueno. Milano, galleria Ranzini, con X.Bueno, catalogo a cura di P. Annigoni. 1946 Milano, galleria Barbaroux; catalogo a cura di J. Sylvestre. 1947 Primo invito alla VI Quadriennale di Roma. Milano, galleria Cairoli (I Pittori Moderni della Realtà). Firenze, galleria Botti (I Pittori Moderni della Realtà). Milano, galleria de L’Illustrazione Italiana (I Pittori Moderni della Realtà). Milano, galleria Barbaroux, con X.Bueno; catalogo a cura di J.Silvestre. 1948 Roma, galleria La Margherita (I Pittori Moderni della Realtà). 1949 Milano, galleria Ranzini. Premio St.Vincent. 1951 Primo invito alla Quadriennale di Torino. 1952 Firenze, galleria Numero di Fiamma Vigo Firenze, Palazzo Strozzi, ‘Mezzo secolo d’arte Toscana’ 1901-1950. 1953 Venezia, galleria Il Cavallino; catalogo a cura di G. Chamorel. Torino, galleria La Bussola; catalogo a cura di E. Sanguineti 1954 Valdagno, Premio Marzotto. 1955 Roma, Premio Marzotto. Roma, VIII Quadriennale. Torino, Quadriennale. Milano, Biennale. 1956 Roma, galleria L’Obelisco; catalogo a cura di O. Vergani. Venezia, XXVIII Biennale. 1957 New York, World House Galleries (Italy), catalogo a cura di A.R. Krakusin. Firenze, Premio del Fiorino. 1958 New York, Sagittarius Art Gallery; catalogo a cura di A. Cagli. Los Angeles, Lane Gallery; catalogo a cura di Mario Praz. Livorno, Premio Modigliani. Milano, Giovani Artisti Italiani (“Il Giomo”); catalogo a cura di M. Valsecchi. Venezia, galleria Il Cavallino. 1959 San Francisco, “Italy, three directions”; catalogo a cura di Giovanni Carandente. Londra, Arthur Jeffres Gallery; catalogo a cura di Mario Praz. Roma, XIX Quadriennale. Torino, Quadriennale. 1960 Prato, galleria Falsetti; catalogo a cura di A. Busignani. 1961 Firenze, galleria L’Indiano; catalogo a cura di M. Bergomi. Venezia, galleria Il Canale; catalogo a cura di A. Busignani. Firenze, XII Premio del Fiorino (medaglia d’oro) 1962 Viareggio, galleria La Navicella; catalogo a cura di F. Russoli. Firenze, galleria Il Fiore (I Mostra monocroma); catalogo a cura di M. Bergomi. 1963 Bologna, galleria Il Cancello (II Mostra monocroma); catalogo a cura di L.V. Masini. Firenze, XIV Premio del Fiorino (Nuove tendenze); presentazione di L.V. Masini. Firenze, galleria Il Quadrante; catalogo a cura di V. Aguilera Cemi – L.V. Masini. Varsavia, Festival di Sopot; catalogo a cura di L.V. Masini. Parigi, Galerie Domec; catalogo a cura di Giulio Carlo Argan. Roma, galleria Schneider; catalogo a cura di F. Russoli. Firenze, galleria L’Indiano; catalogo a cura di M. Bergomi. Firenze, Palazzo Strozzi, “La Nuova Figurazione”; catalogo a cura di M. Bergomi – J.L. Ferrier. San Marino, Biennale di San Marino, “Oltre l’Informale”; catalogo a cura di Giulio Carlo Argan. Parigi, Galerie Domec (Cinq peintres de Florence); catalogo a cura di Giulio Carlo Argan. Firenze, galleria Quadrante (Technologica); catalogo a cura di A. Bueno – G. Chiari – L. Pignotti. 1964 Rimini, Firenze, Ferrara, Reggio Emilia, Venezia, “España Libre”; catalogo a cura di Giulio Carlo Argan – J. Moreno Galvan -V. Aguilera Cerni. Reggio Emilia, Comune, “I Mostra di Poesia Visiva, Gruppo ’63”. Roma, galleria Numero; catalogo a cura di E. Sanguineti. 1965 Genova, galleria La Carabaga; catalogo a cura di E. Sanguineti. Livorno, galleria Giraldi; catalogo a cura di E. Sanguineti. Venezia, galleria Numero; catalogo a cura di C. Chiari – L. Pignotti. 1966 Firenze, galleria Santa Croce; catalogo a cura di E. Sanguineti. Napoli, galleria Guida; catalogo a cura di A. Bonito Oliva. 1967 Firenze, galleria Il Fiore; catalogo a cura di L.V. Masini. Bologna, Circolo di Cultura. 1968 Firenze, galleria L’Indiano; catalogo a cura di P. Santi. Montecatini, galleria Flori (Lo spazio come forma simbolica); catalogo a cura di L.V. Masini. Venezia, XXXIV Biennale; catalogo a cura di E. Sanguineti. Venezia, galleria Numero; catalogo a cura di L. Pignotti. Cortina d’Ampezzo, galleria Medea, con X.Bueno, catalogo a cura di E. Sanguineti. 1969 Milano, galleria Blu (I Tarocchi). Scandicci, Palazzo Comunale; catalogo a cura di S. Salvi. Firenze, galleria Il Fiore; catalogo a cura di L.V. Masini – E. Sanguineti. Cortina d’Ampezzo, galleria Medea; La Spezia, galleria 2001; catalogo a cura di T. Paloscia. 1970 Firenze, galleria L’Indiano; catalogo a cura di L.V. Masini – E. Sanguineti. Parigi, Studio G 30; catalogo a cura di B. Pingaud. 1971 Firenze, Accademia delle Arti del Disegno, catalogo a cura di R.Monti. Firenze, galleria Santa Croce; catalogo a cura di L. Alinari – A. Gatto. 1972 Firenze, galleria Menghelli; catalogo a cura di U. Baldini. Montecatini, galleria Internazionale, catalogo a cura di A. Gatto. 1973 Firenze, galleria Michaud; catalogo a cura di G. Di Genova. New York, Kuhlik Gallery; catalogo a cura di C.L. Ragghianti. Mestre, galleria San Giorgio. 1974 Cortina d’Ampezzo, galleria Medea; catalogo a cura di P.C. Santini. 1975 Fiesole, Azienda autonoma di soggiorno e turismo, (collettiva); catalogo a cura di C. Marsan. Forte dei Marmi, galleria Selby; presentazione di M. Carrà. Firenze, galleria Michaud; catalogo a cura di E. Migliorini. Milano, galleria Medea; catalogo a cura di E. Migliorini. 1976 Sassari, galleria l’Età dell’Acquario; catalogo a cura di A. Gatto. Firenze, galleria La Gradiva; catalogo a cura di C. Marsan. 1977 Basilea, ART 1977. Arezzo, galleria Piero della Francesca; catalogo a cura di R. Biasion. Firenze, galleria 33; catalogo a cura di G.A. Bertozzi. 1978 Roma, galleria Toninelli. Firenze, galleria Spagnoli; presentazione di A. Bueno. Firenze, Studio Inquadrature 33; catalogo a cura di C.A. Bertozzi – F. De Poli. 1979 Firenze, Palazzo Vecchio, “Ab Ovo”; catalogo a cura di F. Menna. Tavarnelle, galleria Dada; catalogo a cura di E. Miccini. San Giovanni Valdarno, Casa di Masaccio; catalogo a cura di F. Menna. Vicenza, Chiesa di San Giacomo, “I D’apres, 1939/1979”; catalogo a cura di F. Menna. San Casciano, Centro Culturale Dedalus; catalogo a cura di E.Miccini. Prato, galleria Metastasio (I D’apres, 1939/1979); catalogo a cura di A. Sensini. Roma, Centro Morandi, “Stai al gioco?” Firenze, galleria De Amicis (ABCD, Alinari, Bueno, Conti, De Poli). 1980 Firenze, galleria Menghelli (Mostra delle opere grafiche donate agli Uffizi). Venezia, galleria Graziussi; catalogo a cura di A. Del Guercio. Piacenza, VI Biennale Nazionale d’Arte Figurativa Cassa di Risparmio di Piacenza (Ironia e favola). Firenze, galleria La Piramide; catalogo a cura di E.Miccini. 1981 Firenze, La Nuova Strozzina, Palazzo Strozzi, “Antologica 1936-1981″; catalogo a cura di P. Santi. Viareggio, galleria Ferretti (D’apres Ingres); catalogo a cura di R. Monti. La Spezia, galleria Vallardi. Ferrara, Studio d’Arte Melotti (I monocromi 1955-1981); catalogo a cura di S. Salvi. 1982 Bologna, galleria Forni; catalogo a cura di F. Solmi. Milano, galleria Annunciata; catalogo a cura di F. Menna. Viareggio, galleria Ferretti; catalogo a cura di M. Luzi. Firenze, galleria La Piramide; catalogo a cura di S. Salvi. Rieti, Palazzo Vescovile, ‘Generazione anni Dieci’, catalogo a cura di G.Di Genova. 1983 Prato, galleria Metastasio; catalogo a cura di M. Fagiolo dell’Arco. Catania, galleria Arte Club; catalogo a cura di F. Menna. Napoli, galleria Apogeo; catalogo a cura di F. Menna. Luino, Museo Civico. 1984 Firenze, Palazzo Vecchio, Sala d’Arme,”I Pittori Moderni della Realtà”; catalogo a cura di M. Fagiolo dell’Arco. Venezia, XLI Biennale. Ancona, galleria Gioacchini; catalogo a cura di G. Di Genova. 1985 Roma, galleria La Gradiva; catalogo a cura di F. Solmi. Genova, galleria Guidi; catalogo a cura di F. Solmi. Firenze, galleria Davanzati; catalogo a cura di M. Venturoli. Ferrara, Studio d’Arte Melotti. 1986 Massa Marittima, Pinacoteca Comunale; catalogo a cura di E. Dalla Noce. Macerata, Chiesa di San Paolo; catalogo a cura di E. Dalla Noce. Milano, galleria Il Cannocchiale; catalogo a cura di E. Dalla Noce. Roma, galleria Eliseo; catalogo a cura di C. Di Genova. 1987 Roma, Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo (antologica); catalogo a cura di E. Dalla Noce. 1988 Montepulciano, Pinacoteca Comunale (antologica); catalogo a cura di E. Dalla Noce. Cortona, Palazzo Casali (antologica); catalogo a cura di E. Dalla Noce. Poggibonsi, Casa di Chiesino (antologica); catalogo a cura di P. Levi. Matera, galleria Albanese. 1989 Roma, galleria Parametro. Fiesole, Palazzina Mangani (antologica). Campiglia Marittima, Palazzo Pretorio. 1990 Lugano, galleria Spagnoli; catalogo a cura di M. Luzi. Avellino, Centro Culturale L’Approdo. 1991 Firenze, galleria Spagnoli (antologica). Mesola (Ferrara), Castello Estense, Ritratto. Il ritratto nella pittura italiana del ‘900 collettiva; catalogo a cura di V. Sgarbi. 1992 Forte dei Marmi, galleria Faustini. Livorno, galleria Arte Quadri. Vigevano, galleria Ducale. Venezia, Salone di Settembre, “I dipinti della XLI Biennale”. Firenze, S.I.A.C., Palazzo degli Affari (antologica). 1994 Milano, galleria Pace. Aosta, Palazzo Challand, Museo Archeologico(antologica); catalogo a cura di P.Levi. Busto Arsizio, Fondazione Bandera per l’Arte, (antologica); catalogo a cura di P.Levi. 1995 Brescia, galleria Arte Capital. Courmaier (Aosta), galleria Arte Capital. 1996 Monsummano Terme, Villa Renatico Martini, “Colloquio col visibile” (collettiva). Bologna, Spazio espositivo Telemarket. 1997 Torino, Spazio SDA, “Giochi di figure”, catalogo a cura di P.Levi. Roma, Spazio espositivo Telemarket. 1998 Poggio a Caiano, Villa Medicea, “Il disegno in Toscana,1900-1945” (collettiva); catalogo a cura di M. Pratesi e A. Scappini.