il NON di Stefano Davidson, la prima esposizione mondiale

MOSTRE, ROMA, SETTEMBRE 2009 di Stefano Davidson Curatore: Riccardo Tartaglia Autore: Stefano Davidson Roma presso il Museo Nazionale degli Strumenti Musicali Roma presso il Museo Nazionale degli Strumenti Musicali alle 18 si è aperto, con il patrocinio del ministero per i Beni e le attività culturali e del Comune di Roma, la prima esposizione mondiale “non”. Fondato dall’artista Stefano Davidson il “non” si propone quale ultima frontiera delle arti visive e plastiche, ambendo tuttavia ad espandere la propria influenza ad ogni forma d’arte esistente. Poiché il “non” nasce come profonda negazione dell’esistente e si contrappone quale possibile momento di neo-genesi del tutto e, volendo evitare un’immediata collocazione all’interno di una qualsivoglia branca dello scibile umano, ecco che per la propria prima manifestazione ha preferito una sede abitualmente non esclusivamente o istituzionalmente dedicata soltanto alle arti visive, trovando nel Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Piazza Santa Croce di Gerusalemme l’ambito più consono al proprio essere “non”. L’inaugurazione, preceduta da una conferenza stampa, alle 16,30, e dalla presentazione del catalogo alla presenza dell’artista Stefano Davidson, del curatore Riccardo Tartaglia e della Sovrintendenza ai Beni culturali sarà seguita da un rinfresco in puro stile “non”. In contemporanea al virtuale taglio del nastro inaugurale verrà attivato sul web il sito che del “non” sarà il cuore per gli anni a venire. L’esposizione seguirà a Firenze anticiperà la tappa di Milano e il successivo tour mondiale del 2010 che toccherà alcune delle più importanti metropoli quali Parigi, Madrid, Londra, New York, Brasilia, Melbourne. Ma che cos’è il NON? dodici opere inesistente autentiche, con l’impronta digitale impressa con il sangue dell’autore e dedicate al tema della mancanza di essenze nel mondo cosiddetto civile, con l’intento di sensibilizzare e non dimenticare, che a tutt’oggi, gran parte della popolazione vive quotidianamente l’assenza sulla propria pelle. Un miliardo di persone che soffre per mancanza d’acqua, 950 milioni per mancanza di cibo, due miliardi di senza tetto, 200 milioni di disoccupati, oltre all’incalcolabile numero di esseri umani che soffre per la mancanza di libertà, sono solo alcuni numeri che testimoniano le grandi assenze che fanno sentire la loro imponente presenza. “Questi dati agghiaccianti, uniti ai contenuti del NON, possono far capire ancora di più il motivo per cui da questa parte del mondo c’è davvero bisogno di un po’ più di essenze perché queste consentirebbero probabilmente la formazione di qualche presenza dove il confine tra due concetti è davvero questione di vita o di morte” ha affermato l’artista. Perché non Il non nasce dall’esigenza di riflettere sulla sempre più preoccupante assenza di “assenze” all’interno delle cose umane nel mondo cosiddetto “civile”. Tutto è compresso, tutto è pieno di tutto, tutti sembrano aver bisogno di tutto e subito. Per ragioni commerciali ormai ogni nicchia di spazio e di tempo è stata riempita al limite della sua capienza. Dai muri delle città alle ex-immensità dell’etere, dal reale al virtuale, tutto è occupato da qualcosa. In pratica non rimangono più atolli di assenza, zone franche, tregue sensoriali ove poter riposare la mente, che non ha più il tempo di generare proprie fantasie, poiché colma di quelle di altri, indotte a forza giù per il nervo ottico, la coclea, le narici o la gola. Non c’è più tempo per pensare a ciò che stiamo vivendo quotidianamente, poiché già domani dovremmo analizzare qualcosa di nuovo, che magari sarà esattamente l’opposto di ciò che abbiamo appena sperimentato. Ogni cosa ed il suo contrario esistono e sono qui, ora. Il non nasce per dirci che ora c’è bisogno di tirare il fiato, di frenare, di smetterla di guardare cosa fanno, o hanno fatto gli altri, e fare qualcosa noi. C’è bisogno di rientrare in noi stessi e di occuparci di ciò che abbiamo dentro, di pensare con le nostre singole teste e di tornare ad essere individui. Il non è la nostra capsula di salvataggio, è il nostro singolo spazio di sopravvivenza. Il non, in primis, siamo noi! non in ARTE Il non è il dogma dell’arte. Il non è infatti l’arte dell’assenza, ovvero la mancanza di qualunque forma d’arte nel senso materiale del termine. Il non sostituisce la presenza di qualunque creazione artistica con la sua latitanza, evidente nella sua manifestazione tanto quanto lo sarebbe la sua presenza. Il non è la concretizzazione del massimo paradosso artistico, quale la preferenza dell’assenza di una espressione artistica, piuttosto che la sua stessa presenza. L’opera d’arte nella concezione del non si impone solo in quanto potenziale. Il che significa che l’arte non “deve essere”, ma “può essere”. Il non ha eliminato anche la struttura più essenziale nel suo cammino verso la perfezione, inseguendola attraverso l’intuizione di Antoine de Saint-Exupery che asserì che “la perfezione si ottiene non quando non c’è altro da aggiungere, ma quando non c’è altro da togliere”. Il non porta nell’arte quel nulla che già nella scienza e nella matematica si è fatto problematico e inquietante e che ricopre un ruolo altrettanto fondamentale, se non addirittura maggiore, della stessa realtà apparente. Il non è il sottoinsieme di ogni possibile insieme artistico. Il non rappresenta il massimo del minimalismo. Il non è ciò che Paul Klee cercava disperatamente, ciò che è “al di là dell’apparire”, ossia ciò che va oltre la “comune radice terrestre”. Il non è ciò che cercava Malevic quando realizzò il “quadrato bianco su bianco” tentando di bucare lo spazio pittorico nella direzione del “puro spazio originario”. Il non è un “buco bianco”, uno “stargate” generato agli antipodi di un’arte ormai divenuta un “buco nero” che inghiotte, oltre a se stessa, tutto quanto esula dalla sua propria essenza. Il non è tutto ciò che si nasconde oltre i “tagli” di Fontana. Il non è tutta l’arte mai vista. Il non è tutta l’arte che avrebbe potuto essere ma non è stata, tutta quella che può essere ma non è, tutta quella che potrebbe essere ma non sarà. Il non è tutta l’arte insita in ogni animo umano. versione in inglese  
 
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