Organizzazione Artistica Arte Moderna e Contemporanea
“Si può fotografare l’inconscio?”
MOSTRE, ROMA, 23 GENNAIO 2013
Dream-Slave Group Giuliana Polenta e Silvana Petrucci a cura di Riccardo Tartaglia 14 – 23 gennaio, presso le sale espositive del CASC-BANCA d’ITALIA
“Si può fotografare l’inconscio?” è la mostra del Dream-Slave Group formato dalle artiste Giuliana Polenta e Silvana Petrucci, che si inaugurerà il 14 gennaio 2013 alle ore 18,00 seguito da un reading poetico diretto da Claudia Genolini,.Questo evento curato dall’organizzazione artistica Tartaglia Arte in collaborazione con il CASC-BI (il Centro Assistenza Sociale e Culturale tra i dipendenti della Banca d’Italia) verrà presentato presso la sede della Banca d’Italia a Roma, in via del Mandrione, 190. Questo è il secondo di una serie di eventi che, grazie alla disponibilità del CASC-BI, la Tartaglia Arte sta organizzando in questo nuovo spazio espositivo dove, di volta in volta, saranno creati connubi tra le diverse forme d’arte. Si può fotografare l’inconscio? Questa è la domanda alla quale Giuliana Polenta e Silvana Petrucci intendono rispondere attraverso la loro sfida al mondo delle immagini comuni. Durante un’esperienza realmente onirica, vissuta insieme, si confrontano sul sogno e, entrambe psicoanaliste, si trovano proiettate in un cammino che sfocia in una ricerca a più livelli. Già dal nome che hanno scelto, Dream-Slave Group, possiamo intuire che il sogno è il protagonista principale di questa nuova ipotesi artistica. Le due autrici procedono con le immagini del sogno per trovare punti di realtà che si sviluppano con l’aiuto dell’immaginazione fotografica e la ricerca di elementi simbolici che occupano lo spazio della pellicola, ma, non pienamente appagate, ecco che accanto alle immagini fanno apparire la parola scritta sotto forma di versi poetici. Subito, a contatto con le loro opere, ci si sente in un ambito di ricerca assai complessa e coinvolti in un percorso la cui traiettoria diviene via via la nostra traiettoria, in un progressivo dischiudersi di meandri interiori, dove ciò che vediamo trova un’esatta corrispondenza di immagini e di stati d’animo. Lo spettatore diventa un’estensione dell’opera o viceversa? Si compie così un’esperienza che ci ri-mette in contatto, ci fa ri-conoscere ciò che già sapevamo, secondo la teoria di C.G. Jung sull’inconscio collettivo così ben descritta nel testo di Giuliana Polenta.
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